Certamente, immaginare che dopo le tristezze del bilancio elettrico di chiusura del 2012 il gennaio successivo potesse aprire le porte ad un panorama di ripresa economica erano molto avventate, se non del tutto vane. Ma i dati diffusi da Terna relativi al bilancio elettrico del primo mese del 2013 sono più che deludenti, sono allarmanti.
I numeri dicono che la domanda di energia elettrica nel Paese è calata in gennaio di 2 punti percentuali rispetto al gennaio del 2012, che diventano 2,4 depurando il dato dagli effetti meteorologici e di calendario (una giornata lavorativa in più e mezzo grado di temperatura media in più). Risultato: la domanda è passata da 24,2 miliardi di kWh a 23,6, attestandosi sui livelli medi dei mesi di gennaio dell’inizio dello scorso decennio. La potenza massima richiesta si è assestata introno ai 50 mila MW, valore da mettere in confronto con gli oltre 100 mila MW di potenza attualmente installata (al netto del fotovoltaico, che vale altri 17 mila MW).
Le cause di questo interminabile rallentamento sono note: la crisi economica ben si guarda di allentare la morsa, l’attività economica ed industriale in particolare non si riprende e, anzi, tende a ridursi ancora. Una lenta erosione che si riflette, naturalmente, anche sul lato della domanda elettrica con una nuova contrazione su base mensile, la sedicesima consecutiva: bisogna risalire infatti al settembre 2011 per vedere un segno più nei bilanci di Terna, segno che aveva lasciato sperare in un barlume di ripresa, poi tradito da un andamento generale di conclamata recessione.
Ma veniamo al dettaglio dei dati, che confermano il radicale ridimensionamento del comparto termoelettrico. Nel confronto con il gennaio 2012 la produzione termoelettrica netta era stata di 19,2 miliardi di kWh; nel gennaio 2013 di soli 17,3. Un 10 per cento netto in meno. Questo, a fronte di una fortunata ripresa dell’idroelettrico (da 2,4 a 3,3 miliardi di kWh), dovuta alle migliori condizioni meteorologiche, e dell’eolico (da 1,2 a 1,8 miliardi di kWh). Stabile, anzi, in leggero calo, il contributo del fotovoltaico, che d’inverno offre ovviamente le sue peggiori performance (stabile intorno a 0,8 miliardi di kWh). E stabile è stato, come sempre del resto, anche l’apporto del geotermoelettrico. In calo, ma di poco, il saldo negativo con l’estero (da 4,2 a 4,1 miliardi di kWh).
E’ tutto. Se ne riparla ai primi di marzo, sperando che con la metà dell’anno, come prevedono gli analisti, l’economia italiana possa dare qualche segno di ripresa.